EF-Drapac, Woods: “Il 2018 è una stagione che mi rimarrà nel cuore e mi farà piangere”

Il 2018 è stato un anno molto particolare per Michael Woods. Il canadese ha conquistato la medaglia di bronzo ai mondiali di Innsbruck 2018, fermato da dei crampi nel finale dopo un’ottima corsa. Un mese prima l’atleta della EF-Drapac si era imposto nella diciassettesima tappa della Vuelta a España 2018, battendo i fuggitivi di giornata. Prima di questi successi tuttavia l’anno gli ha portato la tragica scomparsa del figlio Hunter, che è nato morto. Una notizia che ha sconvolto il ciclista e la compagna, come annunciato nell’intervista successiva al trionfo in Spagna. Secondo alla Liegi Bastogne Liegi 2018, il nordamericano punta con decisione alla prossima stagione.

Il ciclista ha riassunto la sua stagione in un’intervista a Cyclingnews: “Il 2018 è un anno che mi rimarrà nel cuore, ma che mi farà piangere. Mi sento come se avessi vissuto dieci anni in uno. Mi sento più vecchio e ho molta più esperienza. Ho davvero vissuto a pieno quest’anno, è successo tanto”.

Il momento più duro è stato la perdita del figlio: “Mi ha fatto vedere la vita da un’altra prospettiva. È raro vedere cambiamenti nella vita, ti stai sempre evolvendo, i cambiamenti accadono in cinque o dieci anni e non si vedono. Ma perdere mio figlio mi ha cambiato. Mi ha motivato a onorarlo e provare a cambiare il nostro anno. Ero triste e depresso. Sono stato fortunato ad avere la bici, ho canalizzato lì le mie energie. Non penso di essermi mai allenato tanto. Non avevo pianificato di parlare di mio figlio dopo la tappa. Ma dato che Garate, il mio direttore sportivo, continuava a dirmi alla radio: «Fallo per la tua famiglia!», mi ha portato al massimo e mi ha permesso di vincere”.

Il momento migliore è arrivato con la medaglia di bronzo ai mondiali: “È stato un progetto lungo un anno. Pensavo da dodici mesi a come vincere una medaglia. La vittoria alla Vuelta mi ha aiutato a rilassarmi. La mia strategia era controllare i francesi e non farmi condizionare da altre mosse. I miei punti di riferimento erano i francesi, in particolare Alaphilippe, e poi Valverde. Per questo non mi sono mosso nell’ultimo giro lungo. È stato surreale quando abbiamo scollinato a Höll. Dopo la ricognizione si era detto che avrei potuto vincere se sarei stato tra i primi cinque ai piedi della salita. Sembrava che tutti i pianeti si stessero allineando. A volte in passato mi sono emozionato ho fatto errori, in quel caso sono rimasto calmo in salita.

Woods prosegue: “Al traguardo non potevo credere di non aver vinto, di essermi bruciato la possibilità. Ero davvero convinto di vincere ed ero deluso di aver perso. Valverde ha iniziato a sprintare a 300 metri dall’arrivo, ero sulla sua ruota e mi dicevo che lo avrei battuto. Quando ho provato a uscire dalla sua ruota, mi sono venuti i crampi. Sono arrivati a causa della mancanza di elettroliti. Non sono riuscito a prendere un paio di borracce sull’ultima salita, e mi è costato caro. I primi cinque minuti ero arrabbiato, poi ho realizzato. Quella notte non ho dormito. I canadesi non capiscono molto di ciclismo, ma se dico che sono arrivato terzo ai mondiali penseranno che sono il terzo migliore al mondo. Non li correggerò…“.

Infine qualche battuta sul suo futuro: “Non penso di puntare solo su classiche o sulla classifica di un GT. Ci sono corridori che possono far bene in entrambi, e mi piacerebbe essere uno di questi. Non penso di avere il talento di un Valverde, un Froome o un Dumoulin, specialmente a cronometro, ma penso di poter migliorare. E poi amo le Ardenne e le classiche italiane, la Liegi-Bastogne-Liegi è una corsa meravigliosa. Devi essere un ciclista completo per vincerla”.

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